Molti mi chiedono come nascono i libri delle Cipolline, come e dove li scrivo. Nascono sempre su carta. Per prima cosa, io scrivo su un quaderno tutte le cose che mi vengono in mente sulla nuova storia: episodi della trama, caratteristiche dei personaggi… Butto giù idee in modo disordinato. Poi definisco lo schema preciso del romanzo distribuendo gli episodi da raccontare nei vari capitoli. Quando lo schema è ben definito, prendo il mio computer portatile, lo stesso che uso allo stadio per raccontare le partite per la Gazzetta dello Sport, e scrivo capitolo per capitolo. Per i libri delle Cipolline uso un carattere particolare, che si chiama Thaoma, parola che nella lingua degli indiani d’America significa “montagna di neve”. Per tutti gli altri libri uso lo stesso carattere che si chiama Times New Roman, mentre per la serie Gol! uso un carattere tutto suo. Io amo scrivere in taverna davanti al camino acceso d’inverno e in giardino all’aperto nella bella stagione. Ma in realtà scrivo ovunque, perché il mio lavoro di giornalista sportivo mi lascia poco tempo per i libri e quindi devo approfittare di ogni momento libero. Molte storie delle Cipolline, per esempio, sono nate tra le nuvole, cioè durante i viaggi in aereo delle mie trasferte da inviato.
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