Andrea Stramaccioni: “Dove c’è la mia famiglia, c’è la mia casa”

Andrea Stramaccioni: “Dove c’è la mia famiglia, c’è la mia casa”

19 Luglio 2019

Andrea Stramaccioni è un romano classe ’76, come Francesco Totti. Da ragazzi giocarono insieme nella rappresentativa del Lazio e vinsero un Torneo delle Regioni. Sembravano destinati a ritrovarsi in Serie A, ma sulla soglia del debutto, già Primavera del Bologna, Stramaccioni subì un gravissimo infortunio e imboccò un altro destino.
I due si riunirono anni dopo alla Roma: Francesco, ormai leggendaria bandiera della prima squadra; Andrea, allenatore rampante nelle giovanili. Finalmente si ritrovarono in A, anche se in ruoli diversi. Totti, eterno capitano giallorosso; Stramaccioni, baby-tecnico dell’Inter di Massimo Moratti che per prima espugnò lo Stadium.
Poi Strama, complice il cambio di proprietà e la maldestra gestione del dopo Triplete, lasciò l’Inter e cominciò un lungo viaggio verso l’Oriente, alla Marco Polo, che lo ha portato a Teheran, dopo tappe sofferte a Udine, Atene e Praga. Mai, come in questa stagione, i due ex compagni di squadra sono apparsi così distanti.
Francesco ha presentato il suo libro al centro del Colosseo, che è il cuore storico di Roma. Simbolo nel simbolo, identità nell’identità. Proprio davanti al Colosseo, Andrea, che non sente di meno le sue radici, ha arredato la nuova casa che però non è ancora riuscito ad abitare. Il mancato accordo di risoluzione con lo Sparta lo ha tenuto per mesi a Praga anche se gli era già stata revocata la panchina.
Più o meno nei giorni in cui Totti ha annunciato lo strappo dalla Roma e spiegato che avrebbe preferito morire, prima di volare a Ibiza, Stramaccioni ha firmato per l’Esteghlal di Teheran ed è volato a 4.000 km da casa per sentirsi rinascere come allenatore, perché non ne poteva più di stare lontano dalla professione che ama non meno di Roma.
Si è consultato con Julio Velasco che in Iran ha allenato. Ha chiesto informazioni all’Ambasciatore italiano a Teheran per conoscere le condizioni di vita, a prescindere da Trump. Esiste una scuola italiana nell’area dell’ambasciata. Strama ha due figli piccoli, Elena e Giulio. Sua moglie Dalila ha postato quasi subito l’entusiasmo di scoprire una nuova cultura.
Andrea ha scoperto quasi subito che nella lingua persiana la parola “gol” significa “fiore” o “rosa” e che l’Esteghlal conta 25 milioni di tifosi censiti e uno stadio da 78.000 spettatori. L’accoglienza è stata calorosa. L’Esteghlal parteciperà alla Champions asiatica. L’incrocio con una squadra cinese potrebbe schiudergli un altro mercato. E, a quel punto, sarebbe ancora di più Marco Polo. Ma questo si vedrà. Intanto, Teheran.
Un proverbio persiano raccomanda: “Cura le cose piccole e quelle grandi verranno a cercarti”. Forse Andrea è partito da cose troppo grandi. Ora prova a risalire a 5 ore di volo da casa, più o meno Roma-Milano in auto. Con moglie e figli. “Dove c’è la mia famiglia, c’è la mia casa”. Lascia un’Italia che chiude i porti, per raccogliere rose in un altro mondo.
Buon vento, Strama.

#LuigiGarlando

Via | SportWeek

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