Quando era un giovane calciatore a Cannes, Zinédine Zidane si innamorò di una ragazza che si chiamava come una finta: Veronique, ballerina alla scuola di danza “Rosella Hightower”. Sarebbe diventata la donna della sua vita. Zizou sapeva già danzare sulla palla, fare la “veronica”, appunto, o la “ruleta”, se preferite: una giravolta in corsa, montando sulla sfera e portandosela dietro con la suola. Palla c’è, palla non c’è: et voilà!
Gliel’aveva insegnato suo fratello Djamel per le strade di Marsiglia che allevarono il guerriero Yazid, nome arabo di Zinédine, usato da quelle parti. Chi dribblava meglio, dettava legge. Eventuali contese si risolvevano a testate, come avrebbe fatto anni dopo Zizou con Materazzi. Era la legge selvaggia del calcio da strada.
Zidane ha raccontato: “Ci ho messo 7 anni per imparare bene la ‘ruleta’, allenandomi in strada”. E’ diventata la sua griffe. L’ha trasmessa per via ereditaria. Nel dicembre 2016, come allenatore del Real Madrid, Zizou ha fatto debuttare il figlio Enzo in una partita di Copa del Rey: gol e “ruleta”. Enzo si chiama Enzo in onore di Francescoli che ha giocato anche nel Cagliari.
Domenica scorsa a Cagliari, Stefano Sensi, centrocampista dell’Inter, ha strappato un rigore piroettando sul pallone in area di rigore. E ha deciso la partita.
“Il calcio è musica, danza e armonia. E non c’è niente di più allegro della sfera che rimbalza”, ha detto Pelè.
Il calcio è danza collettiva. Quando i giocatori scalano verso il lato forte, attratti dalla palla, si muovono coordinati tutti insieme, come nei balli di gruppo da balera romagnola. Sensi, che ha giocato a Cesena, lo sa.
Il calcio è danza individuale. CR7 ha la velocità di gambe di Fred Astaire, fa il doppio passo mulinando i piedi attorno al pallone, ma potrebbe anche ballare il tip tap.
Gianni Brera considerava Omar Sivori “uno dei demoniaci prestipedatori del dribbling danzato”. Lo raccontava così:
“Danza i suoi dribbling con atteggiamenti che ricordano le figure di certi pattinatori classici. Ripetuti con mosse sempre nuove, i pases de dribbling assurgono a numero di danza“.
Antonio Conte, che giocò con Zidane, ha celebrato la “veronica” del suo piccolo regista che ha consentito all’Inter di restare incollata alla Juve: “Sensi vede il calcio”.
Per il marine Conte, il calcio è più battaglia che danza e forse, a pensarci bene, la magia di Sensi va interpretata proprio come un contropiede genetico, un piccolo atto di ribellione che sale dal profondo della storia nerazzurra.
Il nuovo allenatore vuole normalizzare la squadra, strapparle di dosso l’etichetta di ”pazza” ed educarla ad una nuova affidabilità razionale, quasi juventina.
Ma l’Inter è nata sotto una luna di marzo, in una taverna di artisti. Porta nel sangue la poesia, la musica, la danza e le soluzioni imprevedibili. Per questo Sensi ha ballato sul pallone sotto gli occhi del marine Antonio.
Ha infilato un fiore nel cannone.
#LuigiGarlando
Via | Sportweek
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