Ma quali mitragliette? Quale Gomorra? Il vero spettacolo di Scampia è qui dentro, in questo capannone di viale della Resistenza, dove vive il clan più forte di tutti: il Clan Maddaloni. Leggete le regole alla porta: rispetto, sacrificio, legalità, impegno… Regole spietate, rivoluzionarie, chi sgarra è fuori. ‘O Maè a un certo punto non perdona più. E ora aprite quella porta.
‘O Maè, la grande anima di Scampia, è quel sessantenne solido, con lo judogi blu, ben piantato sulle gambe che sorveglia tutto come un faro. E’ il Maestro che nel 2000 conquistò il mondo con il figlio Pino. Ma, per cominciare, ascoltate quell’uomo, seduto sulla leg extention: Giuseppe, ex spacciatore, pezzo grosso.
“Sono come Mowgli, messo al mondo da umani, cresciuto da animali feroci. Mi sentivo forte finchè si presentarono quattro poliziotti a dirmi: ‘Prenditi il meno possibili e andiamo’. Gennaio 2008. Carcere duro a Tempio Pausania, Sardegna. Dieci minuti di telefonata a settimana. Mio figlio Antonio mi spedì una foto. Gli chiesi: ‘La tua fidanzatina?’ Rispose: ‘Mia sorella’. Non avevo riconosciuto mia figlia. Non la vedevo da 4 anni. Antonio era un piccolo bullo, abbatteva tutti a capate, anche le ragazze. La scuola chiamò ‘O Maè che lo ha portato qui dentro e gli ha insegnato a combattere con delle regole. E’ bravo anche a suonare il piano, anche se non ha mai studiato musica. Una magia. ‘O ‘Maè ha fatto mettere un pianoforte in palestra e Antonio è entrato al Conservatorio. Invitarono Maddaloni in Sardegna per uno stage. Disse: ‘Non voglio soldi, ma ci portate in sei a Tempio Pausania. E così dopo anni ho rivisto la mia famiglia. Mi mancano pochi mesi di servizi sociali. Li faccio qui dentro, sto studiano da personal trainer. Aiuterò ‘O Maè. Non mi stacco più da lui, mi ha ridato la dignità. Mi basta un piccolo stipendio per mettere un piatto in tavola. Ogni volta che Antonio suona il piano, piango”.
Antonio, bronzo ai nazionali juniores, è quel ragazzo che si sistema la cintura nera, fa un inchino a ‘O Maè, uno al tatami e ci sale sopra. Per fare un inchino si abbassa la fronte come per dare una capata, ma tra una capata e un inchino corrono millenni di civiltà. E’ questo percorso di civiltà e di rispetto che insegna O’ Maè. Li vedete tutti questi bambini che entrano con la borsa a tracolla e danno la mano anche gli estranei, anche a noi? E’ la baby-gang più forte di Scampia.
Sognano di finire appesi al muro del capannone come Pino Maddaloni, oro olimpico a Sidney 2000, o come Marco e Laura, altri figli campioni di ‘O Maè; o come il guerriero Nosa Bright, figlio adottivo di Maddaloni, genitori africani, vice-campione nazionale, ora nessuno lo chiama più “sporco negro”, come da piccolo, quando lo bullizzavano; o come Luigi Brudetti, 20 anni, e Martina Esposito, 17, campioni europei in carica. Perché la “Star Judo Club” sforna eccellenze agonistiche. Tre ragazzi del Clan sono nel programma del Coni “Tokyo 2020”. Ma non è l’aspetto più importante.
Contano di più le mamme sedute all’ingresso. Qui si ricuce un tessuto sociale. Nell’agiato nord vedete molte famiglie vicine ai figli che fanno sport? Contano di più i tre detenuti che puliscono la palestra e fanno giocare i bambini sulle giostre regalate dal Rotary. Seguono un percorso di reinserimento. ‘O Maè paga loro 100 euro a settimana.
Conta di più il piccolo Ermanno, affetto da sindrome di Down, che combatte sul tatami con la mamma judoka.
Si chiama “Percorso Maddaloni”: ragazzi che soffrono disagi fisici o sociali, emigrati e detenuti hanno diritto a frequentare la palestra senza pagare. Un cammino di speranza.
Antonio e Bright hanno cominciato l’allenamento: cadono all’indietro e scaricano la forza con rumorose manate sul tatami. Prima di insegnare ad abbattere, ‘O Maè insegna a cadere e rialzarsi. E’ il senso profondo del Clan.
La manate dei giovani guerrieri ritmano la danza delle ragazzine con lo chignon in testa, guidate da Ylenia, figlia di ‘O Maè e maestra di danza. Nello stesso spazio, nello stesso tempo: la forza e l’armonia.
Ora sbirciate la segreteria assediata da sacchetti di pasta e di legumi. Doni di piccoli imprenditori o persone generose che fiancheggiano il Clan. Il lunedì e il mercoledì le donne delle Vele vengono qui con il carrello e i detenuti le aiutono a riempirli. Gratis.
Sì, ma allora chi paga? Questo è il punto.
Delle 600 persone che frequentano la palestra, versano una quota in 150 ed è simbolica: 20 euro a famiglia. Non bastano a coprire le spese. E’ già capitato di allenarsi con le candele per il taglio della luce. Nel 2005 grazie a 50 mila euro di Gilberto Benetton, si mise in moto il Percorso Maddaloni, poi arrivò il contributo di Bassolino. Solo un affannato college di donazioni, soprattutto private, e il cuore enorme di ‘O Maè ha permesso al Clan di sopravvivere. Da Renzi alla Meloni non c’è stato politico dell’arco costituzionale che non abbia sorriso nella foto perché l’Angelo di Scampia fa bene ai voti. Gli hanno dato la medaglia d’oro come Cittadino Modello, l’hanno eletto Ambasciatore dello Sport. Ma non c’è stata istituzione statale che abbia impugnato la sua battaglia per consentirgli di combatterla con più serenità. In terra di camorra.
Cioè: “Bene, bravo. Ma se vuoi fare del bene, pagatelo”.
Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, dopo la medaglia d’oro, gli ha recapitato una bolletta da 270 mila euro per affitti arretrati, con minacccia di sfratto in 15 giorni, stracciando la tacita intesa con le amministrazioni precedenti per l’uso gratuito del capannone. Il Napoli Calcio deve al Comune 6 milioni, non risulta che sia prossimo lo sfratto di Insigne dal San Paolo.
‘O Maè, ma questo è un ippon.
“No. E’ da quando sono nato che le prendo, ma resto sempre in piedi. Ho pianto un fratello morto in carcere e lotto per salvare quelli come lui. Dopo l’oro olimpico di Pino, avrei potuto aprire una palestra al Vomero e fare i soldi. Nel 2002 mi diedero le chiavi di una bellissima palestra a Chiaiano. Ma io da là non vedevo le Vele, la mia gente. No, grazie. Mi presero per pazzo. Le mie medaglie sono i guaglioni cresciuti dritti anche se cenavano con una pistola in tavola e avevano padre e fratello in carcere; sono i detenuti che prima spacciavano e ora vendono calzini sui treni. Tante battaglie le ho perse. Un detenuto veniva qui a lavorare e nella pausa caffè usciva a spacciare. E’ una guerra. Non chiedo carità, chiedo che lo Stato mi lasci combattere senza spararmi contro. Una tv giapponese ha appena trasmesso un documentario su di noi, titolo: ‘Scampia educa Tokyo’. All’estero siamo un modello, qui un peso. Ma Dio è grosso e provvede. C’è tanta gente di cuore, come l’ex procuratore anti-mafia, Lepore. Il Governatore De Luca mi ha dato 150 mila euro che basteranno per due anni di Percorso Maddaloni. Grazie ai 10 milioni del Coni nascerà la Cittadella dello Sport nell’area dell’ex Caserma Boscariello: ambulatori gratuiti e sport per Scampia. Presto diventerò ridicolo con il judogi addosso e allora la palestra diventerà un Banco Alimentare: pasti cucinati dai detenuti e posti letto per chi ne ha bisogno. ‘O Maè non si arrende. Non a caso sto in viale della Resistenza”.
Non chiudete quella porta. Non si sfratta la legalità. Il Clan Maddaloni siamo noi.
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